Report 2024
ultimo aggiornamento: 08/09/2023 |
Attualmente lo stato di balneabilità delle acque costiere viene definito sulla base di una norma nazionale, il Decreto Legislativo n. 116 del 2008. In pratica, nei tratti costieri destinati dall’Ente Regione alla balneazione, si effettua il monitoraggio delle acque per il controllo (con frequenza mensile) di due parametri microbiologici, gli Enterococchi intestinali ed Escherichia coli, indicatori di inquinamento di origine umana. La norma stabilisce che le acque di un tratto marino-costiero, per essere idonee alla balneazione, non devono superare la concentrazione di 200 UFC (Unità Formanti Colonie) per gli Enterococchi intestinali e 500 UFC per Escherichia coli. Nel caso di superamento di tali valori, ed in base alla durata del superamento, le acque destinate all’uso sono interdette temporaneamente o permanentemente alla balneazione.
Lo stato di idoneità di ogni singola acqua di balneazione viene aggiornato in base ai dati del monitoraggio, effettuato durante il periodo tra Aprile e Settembre di ogni anno (stagione balneare), e viene visualizzato sia sul portale “Acque” del Ministero della Salute (http://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/mappa.do) sia sui bollettini mensili redatti da ARPA Puglia e disponibili sul sito istituzionale (http://www.arpapuglia/pagina2885_balneazione.html). Inoltre, al termine di ogni stagione balneare, le singole acque di balneazione vengono classificate sulla base dei risultati del monitoraggio degli ultimi quattro anni; ne deriva un giudizio variabile tra quattro classi, “scarsa”, “sufficiente”, “buona” e “eccellente”.
Sì. Sono solitamente i tratti in cui la balneazione è vietata a priori per la presenza di aree portuali o aeroportuali, militari, zone “A” delle aree marine protette, o quelle zone interessate da scarichi urbani e/o industriali così come definito dall’Ente Regione. Inoltre, alcune tratti destinati alla balneazione possono essere permanentemente vietati allorquando per cinque anni consecutivi risultino, dall’elaborazione dei dati di monitoraggio, in classe di qualità “scarsa”.
Per “acqua di balneazione” si intende una parte di acque superficiali nella quale l’Autorità competente (Regione) prevede che venga praticata la balneazione e non ha imposto un divieto permanente di balneazione.
Gli Enterococchi intestinali sono microrganismi naturalmente presenti nell’intestino dell’uomo, e per questo motivo la loro presenza nelle acque può essere usata come indicatore di un recente inquinamento fecale. Inoltre gli Enterococchi sono più resistenti alla disinfezione rispetto ad altri batteri, e sopravvivono più a lungo in acqua.
Escherichia coli è una delle principali specie di batteri presenti nell’intestino di animali a sangue caldo (uccelli e mammiferi, incluso l'uomo). La sua presenza nelle acque indica un inquinamento di tipo fecale, originato da reflui o dilavamento.
Il “Profilo dell acque di balneazione” è identificabile nell’insieme di informazioni conoscitive sul territorio in cui è allocata l’acqua di balneazione, allo scopo di valutare l’eventuale influenza che la naturalità e l’uso del territorio può avere sulla qualità delle acque. Le informazioni necessarie all’elaborazione del profilo sono quelle fisiche-geografiche (tipologia della costa, presenza di corsi d’acqua, ecc.) e quelle legate all’uso del territorio e alle pressioni (uso del suolo, urbanizzazione, impianti produttivi, scarichi, ecc.). L’informazione riportata per ogni profilo è utile soprattutto a scopo preventivo e previsionale, al fine di adottare tutte le misure per conseguire o preservare la “buona” qualità delle acque di balneazione e ridurre al minimo l'impatto delle attività antropiche, oltre che per individuare alcune criticità legate alla proliferazione di cianobatteri o microalghe potenzialmente tossiche.
Per “inquinamento di breve durata” si intende una contaminazione microbiologica prevedibile, le cui cause siano chiaramente identificabili, e che abbia una durata non superiore a 72 ore. Ad esempio, un inquinamento di breve durata può essere prodotto dal collettamento e l’apporto di abbondanti piogge in acque di balneazione vicine ad agglomerati urbani.
Un evento occasionale (o una combinazione di eventi), che si verifichi non più di una volta ogni quattro anni, che possa modificare la qualità' delle acque di balneazione. Ad esempio, una rottura accidentale di una condotta fognaria con conseguente dispersione dei reflui.
Ai sensi della normativa attuale, per misure di gestione riguardanti le acque di balneazione si intendono:
Per “punto di monitoraggio” si intende un punto di prelievo del campione di acque, identificato geograficamente, localizzato all’interno di ciascuna acqua di balneazione. Il posizionamento del punto, che dovrebbe preferibilmente essere allocato nell’area marino-costiera in cui si prevede il maggior afflusso di bagnanti, rimane generalmente lo stesso negli anni, questo allo scopo di seguire l’evoluzione della qualità delle acque nel tempo.
Ai sensi della normativa attuale, la stagione balneare è il periodo compreso tra il 1° Maggio ed il 30 Settembre di ogni anno. Il monitoraggio delle acque di balneazione comincia però nel precedente mese di Aprile, al fine di consentire l’apertura dei tratti costieri destinati alla balneazione.
Un’acqua di balneazione è temporaneamente interdetta alla balneazione qualora i dati di monitoraggio evidenziano un superamento dei valori limite per gli Enterococchi intestinali (200 UFC, Unità Formanti Colonie) ed Escherichia coli (500 UFC) stabiliti per le acque marino-costiere. In questi casi deve essere adottato un divieto temporaneo di balneazione a tutta l'acqua di balneazione di pertinenza del punto di monitoraggio, attraverso un'ordinanza sindacale e relativa informazione ai bagnanti.
Un'acqua temporaneamente chiusa può essere riaperta alla balneazione in seguito alla revoca del provvedimento di chiusura alla balneazione, a fronte di un primo esito analitico favorevole relativo ai campionamenti effettuati nei giorni successivi all'evento di inquinamento, che dimostri il ripristino dell'idoneità delle acque alla balneazione.
Un'acqua di balneazione deve essere vietata permanentemente alla balneazione quando, dall'elaborazione dei dati di monitoraggio, risulti classificata in qualità "scarsa" per cinque anni consecutivi.
Questa Agenzia, ormai dal 2008, monitora la presenza quali-quantitativa della microalga unicellulare Ostreopsis ovata, specie potenzialmente tossica, nelle acque marino-costiere pugliesi. La specie Ostreopsis ovata è come detto un’alga di dimensioni microscopiche, originaria di zone geografiche tropicali e sub-tropicali, che da oramai più di un decennio è stata segnalata in numerose aree costiere Italiane, non solo in Puglia. Tale microalga vive abitualmente sui fondali rocciosi, colonizzando altre alghe macroscopiche. In Puglia è stata segnalata la presenza della microalga in diverse zone caratterizzate da particolari aspetti ambientali. In particolare, la specie può risultare presente in zone rocciose, all’interno di baie o in aree soggette a scarso movimento delle acque. Lunghi periodi di alta pressione, forte insolazione e temperature relativamente alte delle acque favoriscono la presenza e lo sviluppo di Ostreopsis ovata. Proprio in virtù di queste caratteristiche ecologiche, ARPA Puglia attiva il monitoraggio della microalga in questione durante la stagione estiva, in alcuni tratti costieri con le caratteristiche sopra definite (sono quindi esclusi i tratti di litorale sabbioso) e nei quali viene svolta attività balneare. In pratica, l’Agenzia controlla costantemente da giugno a settembre - con frequenza quindicinale n°20 siti distribuiti sull’intero territorio regionale; naturalmente i 20 siti non coprono l’intero territorio costiero (per questioni operative non sarebbe attualmente possibile), ma l’informazione ottenuta fornisce alcuni elementi generali sulla distribuzione quali-quantitativa della specie. Comunque è opportuno specificare che, proprio per la tipologia di organismo (alga unicellulare), in condizioni favorevoli le popolazioni di Ostreopsis ovata si sviluppano in maniera molto rapida, così come in maniera altrettanto rapida regrediscono, e quindi i dati di monitoraggio forniscono una rappresentazione “istantanea” del fenomeno, che può variare velocemente nel tempo e nello spazio.
Ciò premesso è opportuno riportare che, data la potenziale tossicità della specie, in determinate condizioni si possono verificare alcuni impatti di tipo sanitario sui frequentatori dei litorali a scopo balneare, impatti che, comunque, possono considerarsi lievi e transitori. Allorquando le microalghe siano localmente ed abbondantemente presenti (quindi in caso di “fioritura”), l’azione della tossina nella maggior parte dei casi può realizzarsi con l’inalazione di un “aerosol marino”, che si forma quasi esclusivamente in presenza di forte vento e mareggiate che seguono periodi abbastanza lunghi di calma. I sintomi, assimilabili a quelli para-influenzali, si presentano dopo 2-6 ore dall’esposizione e regrediscono, di norma, dopo 24-48 ore senza ulteriori complicazioni; tali sintomi sono solitamente transitori e generalmente non richiedono alcun tipo di trattamento. In ogni caso e a scopo preventivo potrebbe essere consigliato, nelle zone in cui è stata accertata l’abbondante presenza della specie, di evitare di stazionare lungo le coste rocciose durante le mareggiate estive, soprattutto se queste seguono lunghi periodi di alta pressione atmosferica con mare calmo.
Comunque, per avere ulteriori dettagli in merito all’argomento generico, si consiglia e suggerisce di consultare sempre la pagina web del portale ARPA Puglia all’indirizzo http://www.arpapuglia/pagina2891_ostreopsis-ovata.html, in cui, oltre a qualche informazione tecnica, sono riportati anche i risultati del monitoraggio quindicinale dell’Agenzia su alcuni selezionati punti della costa pugliese, che possono essere anche visualizzati utilizzando la mappa interattiva disponibile. Alla stessa pagina sono disponibili anche i bollettini in formato tabellare per gli anni precedenti.
Per quanto attiene poi la specifica domanda sull’opportunità di soggiornare nella zona scelta per le vacanze, è evidente che ARPA Puglia non può dare consigli su decisioni personali e che esulano dal proprio ruolo istituzionale; l’unico suggerimento che può dare è quello di valutare serenamente sulla base delle informazioni tecnico scientifiche disponibili, anche sul sito dell’Agenzia, e che nella fattispecie descrivono un fenomeno comune a molte zone costiere italiane, con un impatto a tutt’oggi non ritenuto molto rilevante, seppure da monitorare.
In Puglia, come ormai in molte aree costiere italiane, è stata segnalata la presenza della microalga potenzialmente tossica Ostreopsis ovata in diverse zone caratterizzate da particolari aspetti ambientali. In particolare, la specie può risultare presente in zone rocciose, all’interno di baie o in aree soggette a scarso movimento delle acque. Lunghi periodi di alta pressione, forte insolazione e temperature relativamente alte delle acque favoriscono la presenza e lo sviluppo di Ostreopsis ovata. Per quanto riguarda le coste pugliesi, le aree adriatiche a nord di Bari sono quelle in cui fenomeni di fioritura si sono verificati più frequentemente, anche se la specie potrebbe essere potenzialmente presente, durante i mesi estivi più caldi, in tutti i siti con le caratteristiche sopra citate.